spaventose, per poi calare nello spazio vischioso, come dentro le nuvole… Afanassy sentiva anche le loro voci, ma non riusciva a capire le parole.…. D’altronde non lo voleva neanchу…Tutto lui, fino all’ultima cellula della pelle, si manifestava come felicita’, una felicita’ piana ma esaltata, che non aveva mai conosciuto prima sulla terra…
Vedeva chiaro – prima o poi ogni persona si scontra con la comprensione di questa oscurita’, ma ognuno a suo tempo e facendo la propria strada...
Nonostante un profondo distacco dalla realta’, la persona immersa dentro cercava di capire comunque che cosa gli stesse succedendo? Sara’ stata una droga? Sicuramente no … Conosceva bene lo sballo pur non essendo un tossicodipendente.… Tutti gli psicofarmaci a lui noti non potevano creare un quadro talmente complessivo di una realta’ diversa…. Tutto quello che sentiva in questi minuti, era direttamente collegato proprio con lui, con la sua parte ETERNA … Con la sua natura…. Con le cose con le quali vivra’ per sempre…
ETERNITA’, questa era la cosa che si e’ schiusa allo straniero venuto qui a caso,
ETERNITA’… E questi visi belli e pallidi, che gli stavano intorno, sono comparsi al “volante” come un dato di fatto.… Come il presente.
I maestri olandesi dei tempi antichi dipingevano dei visi cosi’ sulle loro tele, che raffiguravano i temi eterni del mondo angelico… Questi visi apparivano come macchie chiare agli angoli delle composizioni, fatte ad olio, scure dalla lacca antica e coperte delle crepe.… Afanassy si ricordava bene delle sue impressioni infantili dei musei polverosi quando lo guardavano con la massima indifferenza dei bei esseri alati, le ninfe mezzo nude, che giocavano tra i vecchi alberi secolari, cascate e bellissimi oliveti. Ma solo in questo momento nella sua mente sono apparse queste associazioni…
Capiva perfettamente che a differenza di uno sballo normale della droga, non avrebbe mai dimenticato queste sensazioni… Stranamente non sentiva nessun stupore. E’ venuto un po’ dopo, quando il “viaggiatore” si e’ trovato in un luogo sconosciuto su un cumulo delle pietre. Non vedeva intorno niente a lui noto, solo l’aria calda e soffocante, l’odore aromatico del sandalo e dei fellah sporchi e mezzo nudi…. Alcuni bambini scalzi si sono ammucchiati vicino al viandante dalla pelle bianca che stava disteso ai loro piedi. Lo additavano e parlavano di qualcosa. Non si ricordava quanto tempo e’ passato dal momento in cui era sceso a terra, pero’ capiva perfettamente che doveva affrettarsi.… Ma per andare dove?! Perche’ affrettarsi?! Dove doveva andare?! Tutto intorno a lui era sconosciuto, c’erano delle casette bianche in argilla non finite, le botteghe assolutamente uguali, con dei venditori annoiati dalla pelle scura che avevano un’aria di chissa’ quale importanza…. Lo smarrito non conosceva neanche il linguaggio locale. Il sole pero’ splendeva ancora, anche se era gia’ sceso troppo basso all’orizzonte collinoso. Quindi e’ rimasto fuori di se’ non per tantissimo tempo, siccome da queste parti il buio arriva molto presto, non lasciando al crepuscolo nemmeno un’ora.
Afanassy e’ riuscito a giungere alla nave “nativa”, quando faceva gia’ buio pesto. Era evidente, che lo stavano cercando…. Non ha fatto sapere a nessuno il vero motivo del suo ritardo, a dire la verita’, lo interessavano ben poco le grida ed i possibili castighi.… Quell’altra sensazione nuova e sconosciuta… la cognizione di un altro mondo, avvincente e inevitabilmente molto piu’ grande del mondo conosciuto ed abituale….
Tutto gli era uguale, ma era riuscito a toccare quello, quel mondo eterno, spaventoso e attraente allo stesso tempo. Tutto gli era proprio uguale, ma una volta sentita questa realta’ vacillante, sapeva con certezza, che vedeva adesso la realta’ da un altro punto di vista. Non voleva, che questo suo stato gli passasse, si dimenticasse, volasse via, come la nebbia narcotica dell’ hascisc… “Voglio che rimanga, - rifletteva a questo punto uno una volta conosciuto il sacramento,- non voglio perdere la sensazione del passaggio all’eternita’…” Non ha neanche controllato quel giorno memorabile, se non gli fosse sparito qualcosa dalle tasche.… Sicuramente e’ sparito qualcosa.… Anche se Afanassy non portava mai dietro niente di considerevole, ma in ogni caso questo fatto non lo disturbava proprio per niente. Pero’ adesso Afanassy non voleva ricordare niente…. Non sentiva piu’ neanche l’entusiasmo di prima…. La sensazione dell’eternita’ dentro se stesso adesso lo irritava e lo spaventava…. Il suo stato d’animo attuale spiegava sempre con quel avvenimento, quando ha permesso al furbacchione sporco di sbronzarlo di nebbia narcotica. Quando lui essendo in fin dei conti un “bianco” si e’ permesso di lasciarsi come un imbecille nelle mani di un “fellah ignorante...”. Si e’ sentito mancare pensando a quell’incidente o magari... aumentava lo sballottamento? Il cuoco della nave e’ tornato in se’ da un urto forte ed ha sentito l’acqua salata sul viso e sulle mani. Ad improvviso ha sentito con una specie di meraviglia, che anche tutti i suoi vestiti erano gia’ inzuppati dagli spruzzi che stavano per aria, e che i marinai scavallavano per il ponte, affrettati dalle grida brusche del nostromo. Quindi tutto cio’ voleva dire che si stava avvicinando una tempesta. Il mare ribolliva, come se fosse impazzito. Ancora mezz’ora fa era difficile pronosticare questo procedere delle cose. L’acqua schiumava e ringhiava, prima montando la nave all’altezza di una casa a molti piani, facendole vedere come ad un turista, le sue proprieta’ sconfinate, oppure facendo calare il veliero nella profondita’ dell’inferno marino. Ad Afanassy sembrava anche di sentire un riso diabolico ogni rialzo e caduta della nave…
Tutte le vele, sia inclinate che diritte, erano tolte, ed erano ammucchiate sui pennoni, simili alle taccole grigie. La nave andava giu’ con tutte e quattrole macchine a tutto andare, cercando di far rotta allo sballottamento… e braccheggiando come un bassotto ben addestrato…
Il cuoco capiva perfettamente che essendo parte dell’equipaggio, doveva correre insieme agli altri marinai per il ponte bagnato, fissare gli attrezzi, eseguendo gli ordini del nostromo… Lo capiva bene, ma non riusciva a staccare le dita intorpidite dalla falca scivolosa.
Non per una volta la nave si trovava in una posizione in cui il mare non prendeva in considerazione la sensibilita’ delle sue vele, quando quattro alberi nudi, privi del loro romanticismo, opponevano da soli la resistenza all’uragano e alla pioggia salata.
Ogni volta, quando si inclinavano cosi’, come se si vergognassero della loro nudita’, come se cercassero di avvolgersi in un’onda alta e robusta, sostituendo con quella le vele poco affidabili, vanagloriose e traditrici.
Afanassy stava guardando dentro l’acqua salata, come se ci vedesse dentro la sua riflessione, come se sentisse attraverso il fragore delle onde e le risate furiose del mare il proprio nome,… gli sembrava addirittura che lo stesse chiamando qualcuno… “…Mi interessa perche’ non ho nessuna paura? Perche’ sento la gioia? Secondo me sento una vera e propria gioia… Perche’ mi reggo cosi’ fortemente?.. Chi e’ che mi chiama?.. Qualcuno dall’equipaggio?.. Il vice comandante?.. Il nostromo?.. Io devo ………….. … Non voglio…;- Anch’io penso che non serve a niente.
Afanassy si e’ voltato. Il parlante gli stava dietro. Era sempre lo stesso “OSPITE DEL CAPITANO” … Guardava l’acqua con lo sguardo tranquillo e annoiato, come se vedesse tutti i giorni questa follia di schiuma…
-… Guarda quant’acqua… Aumenta sempre… Perche’ cosi’ tanta?... A cosa ci serve avere tutto questo mare?....- Deve andar via… Vada nella sua cabina, e’ pericoloso qua! – Afanassy ha fatto un movimento con la mano, come se volesse scacciare un interlocutore che non serviva a niente.- Ma che differenza c’e’ per te, dove vado ad inghiottire acqua: tra dieci minuti sul ponte, oppure tra venti minuti nella mia cabina?...- nella voce del suo interlocutore si sentiva ironia.Proprio in questo momento la nave e’ cominciata a dondolare come se fosse un giocattolo, come se una mano invisibile di qualcuno gli stesse lavando i bordi sotto un getto d’acqua. Sbandava o dall’una o dall’altra parte, la massa schiumosa e bollente. Afanassy appena appena e’ riuscito a trattenersi da uno spintone troppo forte e si e’ appigliato ancora di piu’ alla falca di metallo con le sue dita bagnate e fredde. Vagamente come in un sogno, sentiva le grida: «u... o.. m... o... f... u... o... r... i…b…o…r…d…o…».
Da sotto della sua palma gocciolava il sangue rosa, che veniva subito lavato via da un’onda in arrivo. Ad improvviso nella sua testa e’ venuta una strana supposizione, si e’ voltato lentamente – “L’OSPITE DEL CAPITANO” era assolutamente tranquillo, non si reggeva a niente, non faceva nessuna impressione allo sballottamento terribile. Afanassy gli voleva esprimere la propria meraviglia, ma una volta aperta la bocca, ha subito inghiottito una buona quantita’ di acqua salata. Ma non per questo motivo non e’ riuscito a proferir parola… Una volta giratosi ha visto l’espressione del viso della persona che gli stava accanto, e soprattutto i suoi occhi… Negli occhi di uno “insensibile” allo sballottamento si rifletteva l’oceano! Tutto… tutto quanto … Non era possibile guardarci dentro, e non solo perche’ il mare era troppo mosso, ma perche’ sembrava che gli occhi stessi producevano una burrasca. Allo stesso tempo questi occhi non esprimevano nessun sentimento, e non era chiaro: se loro stavano guardando il mare oppure al contrario il mare stava guardando loro.
Cercando di penetrare negli occhi dello sconosciuto, Afanassy ha sentito che il mare stava gia’ intorno a lui, che stava gia’ dentro di lui, che ci annegava… Le dita gli si son aperte, come stessero obbedendo ad un ordine fatto dal cielo… Ma non c’era nessuna paura, come non c’era neanche un rimpianto…
Ancora un po’, e stava gia’ dondolando tra le onde vischiose, non ne opponeva nessuna resistenza, anzi, le prendeva … le prendeva dentro di se’… si scioglieva nelle onde senza le rimanenze… Non si dibatteva, non si affacendava, era tranquillo come mai in vita sua, e solo un pensiero, l’ultimo, il piu’ importante per lui turbava quest’armonia: « dove… dove mai… io… ho potuto vedere… questa persona…» Raccattato da un’onda, ha visto ancora una volta il clipper che tremava e agonizzava e una sagoma snella e oscura sul bordo... L’oceano si divertiva entusiasta con la sua vittima sguazzante, sospirando e gemendo perplesso: “Ma perche’ mai nessuno si rallegra con me?!.” Certamente non gli bastava questo divertimento, e sempre con una nuova gioia si buttava e si buttava sulla nave stracciata, ma sempre testarda. Quando un’onda immensa ha fatto salire un annegato alla massima altezza, quasi al cielo, ha visto per un’altra volta: laggiu’, sotto, tra le mura vive gigantesche c’era una piccola nave, che accanitamente cercava di navigare… Vedeva ancora… vedeva l’acqua, ma sentiva solamente il silenzio…
Capitolo 5
La mattina di oggi era per lo meno piena di sole… Gli sprazzi gialli baluginanti si spargevano dal vano della finestra per le pareti ed il pavimento, per il letto ed il tavolino… Come se mi stessero rovistando... si spostavano striscioni sui miei passi, come se mi volessero sollecitare a fare i miei affari mattutini.
Mi sembrava che ieri non fossi da solo, oppure era sempre un sogno? Ma no, ecco due piccole tazzine sul tavolino vicino al divano. Ma dove stava il mio ospite notturno, dov’era Angiol? Quando ha fatto in tempo di sparire? Qualcuno suona alla porta? Mi sono avvicinato alla porta , che purtroppo era situata a pochi passi dalla camera da letto…La porta non era chiusa con la serratura interna… No, dietro la lente dello spioncino ci sono solo le porte travisate dei vicini… e nessuno. Sara’ l’acqua che si versa nel lavandino… e’ semplicemente il rubinetto non chiuso ermeticamente…
Mi sono indirizzato verso il bagno e a questo punto ha suonato il telefono:- Mikhail, buongiono caro mio…- parlava una vecchia voce stridula,- Mi riconosce? (altro che!) E’una sua paziente… Abbiamo un appuntamento alle quattro del pomeriggio... Sa… le racconto adesso… Oggi ho avuto un sogno strano: c’erano tante zebre bianco-nere… le zebre dappertutto… selvaggie... in liberta’… Mi ascolta? Penso, che si tratti della mia libidine insoddisfatta... Mi capisce, non sono piu’ giovane… la vita e’ volata via, le zebre, sono i miei sentimenti inconsumati… e’ molto interessante… - Isolda Vladimirovna, buona mattina. Certamente l’ho riconosciuta subito, sto gia’ per uscire di casa… Sicuramente quello che mi sta dicendo e’ molto interessante. Fra poco la vengo a trovare e lei mi raccontera’ tutto… Penso che lei semplicemente abbia mangiato dei latticini prima di andare a letto, non le ha mai fatto bene, vero? Insomma un sonno cosi’ vuol dire affacendarsi per un nonnulla. Comunque in un certo senso lei ha ragione… si’, si’ …-…Mi aiutera’ a vederci chiaro nella mia vita? “Dio mio, non son capace di vederci chiaro tra le tazze di caffe’, un flusso d’acqua e il campanello della porta!..”- Verra’, come d’accordo, e parleremo di tutto cio’ con calma…- … Mi raccomando, sia puntuale, e’ molto importante… Ho riattaccato il telefono e mi sono guardato intorno con l’aria smarrita. Isolda Vladimirovna… Son gia’ cinque anni che ascolto le fantasticherie di una vecchietta esaltata, ma e’ il mio lavoro... La stramba mi paga e non male… Ci vediamo una volta al mese.
E’ poco probabile che lei si inventi i propri sogni — ha piu’ tempo di vedere queste storie durante il suo sonnecchiare, che inventarle in poche ore della veglia…
…Dunque, due tazze da caffe’… La porta e’ aperta... probabilmente e’ uscito, mentre stavo ancora dormendo… non mi ha svegliato… non mi ha salutato… E allora… che cosa vuol dire cio’ che e’ successo ieri… Uno scherzo assurdo… Ma, mi sento abbastanza vivo. Adesso facciamo una colazione leggera e si parte.
La macchina ha rugliato nel modo abituale e facilmente si e’ messa in moto, cambiando i paesaggi dietro alle finestre. Ma dove sara’ adesso il bello che aveva condiviso con me due giornate pazze? Mi faceva rabbia il fatto che sentivo la sua mancanza. Allo stesso tempo, dirigendomi verso l’autostrada e andando per le vie della citta’, sentivo in modo fisso l’invisibile presenza del mio amico notturno, andato via...
Che cosa diceva della vita che mi rimaneva ancora? Probabilmente, io … mi e’ rimasto ben poco… Interessante, che cosa avrei potuto rinnegare, che cosa avrei potuto affrontare, se avessi la scelta…
La starda passava per un bellissimo bosco, tanto bello, quanto meraviglioso… simile a un giardino… L’antico giardino secolare. Secondo me cosi’ poteva essere il giardino di EDEN… Non pensavo neanche, che dalle nostre parti ci fossero dei posti cosi’ belli! Gli alberi erano come fatti di cera, umidi dalla nebbia di una mattina fresca, e allo stesso tempo illuminati dal basso sole primaverile…
Come va bene la macchina, senza nessun rumore, sembra che anche lei ammiri il paesaggio… Mi piacerebbe fermarmi qui per un po’ nonostante la mia indifferenza alla vita di campagna… Rimanere qui… fare una bella passeggiata in compagnia delle ninfe e delle villi… Se quelle esistono in realta’, sicuramente vivranno qui…Ho fermato la mia macchina, e i piedi mi hanno portato da soli sotto la “rete” delle chiome cespugliose e ombrose…
Il suolo si e’ rivelato stranamente malleabile e friabile sotto le mie scarpe.
Se qualcuno mi avesse chiesto: “Ma sei vivo ancora?”, avrei risposto: “non lo so…” , talmente mi era facile camminare… … ma strano, facevo un passo e sentivo un rumore non simultaneo causato dal contatto con il suolo. Un passo e un rumore... un rumore... Un passo... e un umore... rumore... rumore.. Mi son fermato ma c’era sempre …UN PASSO E UN RUMORE… UN PASSO E UN RUMORE… Non sono i miei passi!…
Mi sono addossato all’albero, avendo una gran paura di volgermi. I passi si avvicinavano. Ma cosa vuol dire se qualcuno sta camminando per un sentiero nel bosco?.. Cosa vuol dire se qualcuno passeggia per un giardino primaverile, cosi’ simile a quello di EDEN?.. Al riparo dell’albero, cecavo di trattenere il tremito delle gambe. Perche’ mai? Gli ultimi avvenimenti mi hanno trasformato in un nevrastenico,… Sara’ Angiol? Ma in che modo mi ha potuto rintracciare?! Mi perseguitava… Ma perche’?! Perche’ tutta questa girandola?... Non sarebbe molto piu’ facile chiamarmi al telefono, soprattutto perche’ conosce il mio numero… Nella tasca del mio cappotto, come una derisione, ha suonato il cellulare. Nella mia mente ha baluginato un codardo pensiero infantile:
Se questo suono potesse spaventare l’eco non molto gradito dei passi? E se chiama quello che mi sta perseguitando? Il telefono suonava, senza ammutolire, strappando il silenzio, come se fosse un vecchio tessuto, ma io non riuscivo a costringermi a rispondere…Sarebbe bello voltarsi e… non vedere nessuno… oppure vedere qualcuno – per esempio uno spazzino con la tuta arancione e una scopa di metallo in mano…
I passi si son sospesi… Io senza voltarmi indietro, ho fatto un cerchio, come una lepre, ho iniziato a correre indietro verso l’autostrada e la mia macchina…
La mattinata era guastata, almeno il suo bellissimo inizio. Forse mi serve tornare a casa e andare di nuovo a letto? La giornata la si puo’ iniziare ancora una volta… Ma chi mi perseguitava? Tornare e guardare? Ma qualcuno mi andava dietro?!! Non potevo ingannarmi… Forse mi conviene dare un’occhiata dalla finestra della mia auto… Con il pulsante ho schiuso per un po’ la finestra e ho dato uno sguardo di sbieco — avendo sempre paura di guardare direttamente dalla parte del bosco… Sciocchezze… non c’e’ nessuno, per lo meno, nessuno e’ uscito. Sara’ stato un’eco. Si’, si’, proprio cosi’… Capivo perfettamente che nessun eco puo’ essere cosi’ privo di sincronia …
Ad un tratto il mio corpo ha fatto un salto, prima che avessero reagito i sensi. Mi ha fatto sobbalzare un rumore forte e un battito che si sentiva dalla parte del bagagliaio della mia macchina. Ho fatto un soprassalto ed ho urtato la testa contro il soffitto, grazia a DIO, imbottito di velluto morbido.
Il rumore cresceva diventando tenace.;“Guarda, ma guarda indietro! Avrai ordinato la pizza ieri sera?! Sara’ quella! Dai, su, guarda! Sara’ leggermente indurita, pero’ all’aria aperta.… Ehi! Ti servira’ per dare da mangiare agli uccellini. Sicuramente il venditore della pizza la usa per battere il tuo bagagliaio… E’ molto servizievole, il portatore della pizza…»;E’ gia’ da un po’che non sentivo questo “rumore di qualcosa di arruginito”! Io, voltarmi!? Mai e poi mai!! Altro che! Non mi son voltato, perche’ non riuscivo a costringermi … Il mio piede destro si e’ mosso in un attimo da solo, ha premuto a tutto gas, grazie al SIGNORE, la chiavetta di accensione era gia’ girata.Da destra e da sinistra passavano gli alberi, diventando una massa
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