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LA BARA di Олег Нагорнов (tradotta dal russo da gialla, lavata e stirata da Full)

Pubblicato da gialla il Sab, 09/07/2011 - 20:47



LA BARA                                      

di Олег Нагорнов  (Oleg Nagornov)

Tradotta dal russo da gialla (Бриевич), lavata e stirata da Full (Фулвио Муссо)


Quel quartiere odorava di tempo e di misteri. Le case resistevano come delle vecchiette che nascondono disperate grinze sotto spessi strati d’intonaco. Non c’erano insegne illuminate né vetrine a specchio: i negozi vestivano semplicemente come i loro proprietari. L’acciottolato, nemico dei tacchi, non favoriva le frettolose andature per affari, ma soltanto passi misurati e tranquilli.

Mark spinse la porta indicata dall’insegna più livida: un breve tintinnio del campanello e il giovane si trovò nel regno della morte.

Il proprietario di pompe funebri gettò uno sguardo sull’avventore e subito tornò a fissare un moderno monitor. Nonostante l’indifferenza così manifesta, nel suo viso comparve un’espressione di garbato interesse misto a velata tristezza e compassione mentre le sue sottili labbra color lilla univano questi due concetti: «Buongiorno, come posso aiutarla?».

«Buongiorno. Ho visto la vostra ottima pubblicità ed avrei deciso di scegliere la vostra agenzia. Se lei troverà del tempo dopo aver staccato lo sguardo dal porno-sito le spiegherò il problema.»

Mister Goodvood s’increspò: quel giovane era troppo perspicace dato che, lo schermo, non lo poteva vedere. E a proposito della reclame diceva bugie: l’aggettivo “ottima” non andava per niente.

Guardò severamente Mark, ma quello si limitava a sorridere mostrando denti eccessivamente grossi, regolari e bianchi.

«Sono ben lieto di non pagare la pubblicità inutilmente. Cosa le interessa? Ho le composizioni floreali più belle della città: in questo, la reclame non mente.»

«Mi serve una bara.»

«Ah… ho capito. Compiango la sua perdita… chiunque fosse.»

Goodvood piegò la testa pelata in segno di cordoglio mentre, con una rapida occhiata, ispezionava Mark che continuava a sorridere. Un’espressione che discordava dal pallore del suo volto e dagli aloni rossastri intorno agli occhi azzurri e freddi.

“Che tipo strano!” decise l’impresario e senza attendere repliche sviluppò il suo tema commerciale.

«Abbiamo un ampio assortimento di bare in legno di qualità: noi non risparmiamo sui materiali!»

«Mi servirebbe una bara particolare.»

«Sono tutte particolari! E di alta qualità.»  

«Non ho dubbi. Però mi serve una bara comoda. Come dice il vostro slogan? “Nelle nostre bare si può vivere!”»

Goodvood sbatté le palpebre dei suoi piccoli occhi neri.

«È solamente un modo di dire! Lo scopo delle nostre magnifiche bare è di fare impressione ai funerali. Mi creda: all’inquilino non interessa che sia comoda oppure no.»

«Mi scusi», l’interruppe Mark con freddezza, «evidentemente ho capito male. Tante buone cose!»

«Oh! Non abbia fretta, ragazzo! Mi spieghi meglio le sue richieste, le troverò qualcosa di... comodo.»

«Il fatto è che ho intenzione di dormirci.»

L’impresario stupì. Quell’uomo gli piaceva sempre di meno.

«Allora la vuol prendere per se? Ma non si dorme in una bara! O per meglio dire: si dorme, ma… il sonno eterno...»

«Io ci vorrei dormire un sonno naturale.»

«Ma perché? Può anche non rispondere se crede, però è molto strano, mi perdoni! Se fossi un uomo superstizioso, la riterrei un vampiro!»

Il giovane rise: «Lei mi penserà un pazzo, comunque “vampiro” non è male. La verità è più semplice e prosaica. Ho sempre temuto la morte e tutto ciò che la riguarda. In particolare le bare. Un mio compagno rideva delle mie paure al punto che decidemmo una scommessa abbastanza sciocca. Se riuscirò a dormire in una bara per un anno intero, riceverò un sacco di soldi, dato che quel farabutto è molto ricco».

«E, per denaro, lei vuole sfidare la propria paura?» Per la prima volta, Goodvood sorrise.

«Per molto denaro sì, senza alcun dubbio! Ma vorrei delle notti confortevoli.»

«Ho capito… andiamo. Le mostro qualcosa…»

L’impresario portò Mark nell’angolo più lontano della sala vendite, dove, sopra un basso piedistallo laccato in nero, stava un prodigio dell’arte rituale.

«Guardi e ammiri, ragazzo!»

Goodvood sollevò il coperchio col gesto cordiale del padrone:

«Qui possono alloggiare, non una, ma anche due persone. Il materasso è morbido, c’è una illuminazione soft e tanto di aria condizionata. C’è anche il portabicchieri, il posacenere e lo stereo».

«E… da dove proviene questa cosa?», Mark girava attorno a quella bara da favola.

«Uno strano uomo l’ha ordinata circa un anno fa. Poi non l’ha più ritirata. Forse ha cambiato idea, forse ha deciso di risparmiare: è un oggetto alquanto caro».

«Può essere… o gli ha preso la tremarella al culo!» concluse il cliente.

Risero entrambi anche se ognuno capì la battuta a modo suo. Conclusa l’ispezione, l’impresario disse il prezzo: la bara costava molto, molto caro.

Mark indugiò qualche attimo, ma poi mise mano all’assegno: «Viviamo una solo volta!» considerò ridendo della propria battuta.

Il commerciante di bare sorrise soavemente.

«Vuole precisarmi la consegna?»

«Ecco l’indirizzo: scaricatela davanti alla porta, non serve portarla dentro.»  

Quando il campanello squillò il suo addio al bizzarro cliente, mister Goodvood sollevò il recivitore del vecchio telefono:

«Buongiorno. Sì, ne è capitato un altro: è ancora nella prima fase, tanto che riesce pure a gironzolare durante il giorno. L’ho convinto all’acquisto e stasera la consegnano. S’è inventato una storia ridicola che non vale nemmeno la pena di riferire. Nasconde i canini dietro una dentiera, gli occhi sono da criceto albino ed è pallido come la morte... No. Non mi sbaglio… e quando mai mi sono sbagliato! Ecco l’indirizzo: Mark Conceschi, viale Notturno,13.…. Quando mi farà riavere la bara, mister Sterminatore, le raccomando la massima delicatezza  perché le riparazioni costano un sacco di soldi… Lasci perdere gli insulti! E si ricordi che pretendo l’intero valore della… merce, il mio lavoro è molto rischioso e lei, mister Sterminatore, ha raggiunto la sua attuale condizione grazie ai nostri affari…. No! Non voglio più continuare la discussione in questo tono. Le chiedo di trasferire il mio compenso senza ritardi e… paghi la pubblicità per il mio slogan che è la fonte delle nostre fortune… meglio l’anticipo per un anno!».